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A Bronte, la lava secolare ha offerto al pistacchio sapore, qualità e una specializzazione produttiva, testimonianza di una intuizione che garantisce valore anche grazie all'esportazione di un territorio unico. Un frutto che pur sgomitando con produzioni extracomunitarie che costano meno ma nulla hanno a che vedere con la qualità brontese, ha da sempre un grande valore legato proprio al territorio etneo. Ed è l'albero di pistacchio che nell'anno in cui va in letargo rende l'Etna ancora più suggestiva perchè inventa sfumature cromatiche uniche. La coltura del Pistacia Vera, una pianta arborea della famiglia delle Anacardiacee, si perde nella notte dei tempi. La sua origine e' antichissima, in una vasta area che comprende la Siria, la Palestina e il Turkmenistan; dall’Asia centrale si e' poi diffusa in due direzioni opposte, verso l’Estremo oriente e verso il Mediterraneo. Frutto noto agli Assiri, ai Persiani, ai Greci, nella Bibbia si narra che Giacobbe inviò al Faraone vari frutti in omaggio tra cui il pistacchio. Nella corte della Regina di Saba, i pistacchi erano un privilegio riservato alla famiglia reale. Lo stesso Marco Polo nel lontano Catai, descriveva gustose pietanze al pistacchio. Raggiunse Roma nel 30 d.C. con Lucio Vitellio, governatore generale della Siria, che seguì la consuetudine di portare nella capitale le piante esotiche scovate negli angoli più remoti dell’Impero. Fu diffuso in seguito in Spagna da Pompeo Crasso.ntrodotto nell’Isola dagli arabi con il nome fustuq (da cui il termine siciliano frastuca) il pistacchio rappresenta una delle colture più emblematiche del massiccio etneo. Al di fuori del versante occidentale del vulcano è presente episodicamente nelle province di Palermo, Caltanissetta ed Agrigento. I comuni dell’Etna più interessati dalla presenza del pistacchio sono Adrano e soprattutto Bronte la cui economia agricola è in larga misura legata alla coltivazione di questa specie, in un'area compresa tra i 400 ed i 700 m di altitudine. E' un albero di medio sviluppo (in media 4-5 m di altezza); tronco ramificato alla base, di colore grigio, con rami penduli, talora procombenti; foglie imparipennate e caduche. Specie dioica (piante maschili e femminili), proterandra, fiorisce prima dello sviluppo delle foglie, tra marzo e maggio; i frutti sono drupe con epicarpo e mesocarpo di colore chiaro che si separano facilmente dall’endocarpo legnoso, spesso deiscente; i cotiledoni dell’unico seme, di colore giallo o verde chiaro costituiscono la parte edule. I semi, ricchi di grassi (54%) e di sostanza azotate (22%), hanno un sapore aromatico; fruttificazione alternante negli anni.